lunedì 23 maggio 2016

Quando Federico II praticava in Valnerina la caccia col falcone

419_0In pianura, posta tra due fiumi. Terni risultava poco difendibile e nel corso dei secoli subì varie distruzioni. La più violenta nel 1174 per volere di Federico Barbarossa, che l'aveva data in feudo al cardinale Ottaviano dei conti Monticelli, il futuro anti-papa di Adriano IV.
Il rifiuto dei ternani di accettare un padrone, scatenava le ire dell'imperatore e la furia delle orde teutoniche, che, condotte da Cristiano di Magonza, rasero al suolo la vecchia Interamna.
Dalle macerie rinasceva caparbiamente la città, che si poneva sotto la protezione della Chiesa, che con papa Innocenzo III andava acquistando dignità e potenza.
Temi fu poi più volte rifugio ospitale di Gregorio IX, che vi fece costruire, come residenza, adiacente la chiesa di San Francesco, il Palazzo papale d'antica memoria.
Ma subito dopo Temi arricchirà il proprio stemma con un'aquila, quella imperiale, nera in campo dorato. Un privilegio concesso al libero comune di Terni, per la fedeltà e la gagliardia dei suoi uomini, come riporta il Lanzi, da Federico II di ritorno dagli Abruzzi, dove aveva fondato la città dell'Aquila.
Temi s'era data allo Svevo seguendo le scelte delle ghibelline Todi e Foligno, sue alleate, e in odio alla prepotente Narni, alleata con Roma, Spoleto e Perugia in una lega guelfa, in appoggio ai comuni lombardi.
La nostra città ospiterà più volte la corte di Federico II, che amava ritirarsi in un luogo ameno come la conca ternana, praticare la caccia col falcone nella selvaggia Valnerina, da cui tenere sotto controllo le vie per Roma e inviare i messi imperiali coi suoi ordini in ogni angolo del Regno.
Vi sostò anche fra l’estate del 1244 e il marzo del '45 quando avrebbe dovuto incontrare a Narni il nuovo pontefice Innocenzo IV.
Il papa invece, temendo un tranello, s'arrestava a Civita Castellana, da cui, protetto dai Templari, raggiungeva Civita Vecchia, per si portarsi a Genova e da qui a fuggire a Lione in Francia.
Riuscì invece ad incontrare nella città di San Giovenale il cardinale Ottone di Porto, per trattare sulle reciproche sfere di influenza in Lombardia.
A Temi ricevette anche il Patriarca di Antiochia, cui affidò l'ultimo tentativo di mediazione col papato.
Nel 1247 vi tenne infine la Curia imperiale con cui concretizzava il progetto di uno Stato nazionale, affermando per la prima volta nella storia il sogno dell'Italia unita.

Sergio Bellezza
Corriere dell'Umbria Lunedì 23 Maggio 2016

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