venerdì 19 dicembre 2008

I sindacati all'attacco della dirigenza dell'Istituto case popolari

Almeno 150 abitazioni sfitte potrebbero essere assegnate a famiglie che ne fanno richiesta in poche settimane, se solo l'Ater conducesse le manutenzioni necessarie.
I garage di mezza città non hanno l'agibilità e la certificazione antincendio, ma l'Agenzia regionale non vuole intervenire e sfida i sindacati degli inquilini alla denuncia.
L'assegnazione degli alloggi popolari del bando 2008, è bloccata dalle assenze dei componenti politici della commissione, che l'hanno già mandata deserta due volte.
E siccome non si possono analizzare i 38 ricorsi alle graduatorie se non c'è il numero legale, l'assegnazione ufficiale continua ad essere rinviata.
Il Comune, pur avendo ricevuto da oltre un mese il contributo regionale per il sostegno agli affitti, ha insabbiato la pratica per non spendere i soldi, oltre un milione di euro, e aspetta l'anno nuovo per liquidarli, nonostante il fabbisogno delle famiglie delle fasce sociali più deboli.
Attenzione, però. Perché gli inquilini ternani possono stappare lo spumante, se il bilancio familiare gli consente di acquistarne una bottiglia.
Loro possono festeggiare che, almeno quest'anno, a Palazzo Spada non si sono "dimenticati" di co-finanziare il contributo regionale, come avvenne nel 2007, e anche che a Narni la situazione è peggiore: i soldi arrivano tra i sei e sette mesi dopo.
É già accaduto l'anno passato. Nelle case di edilizia residenziale pubblica di Collestatte, costruite poco più di dieci anni fa, piove dentro.
Tanto che le famiglie misurano il disagio a secchi. Chi è fortunato ne usa uno soltanto per raccogliere le gocce dell'acqua piovana, ma c'è chi ha già superato le tre bacinelle per appartamento.
Per fare ombra al nuovo Centro di ricerca sulle cellule staminali, che dovrà trovare posto dentro lo stabile ex Milizia di Colle Obito, nei pressi dell'ospedale, si sono spesi tra i 300 e i 400 mila euro per un manufatto in acciaio inox.
Uno sfizio architettonico, lo definiscono i sindacalisti, che pesa sul bilancio dell'agenzia residenziale pubblica per la metà di un piano annuale di ristrutturazione degli appartamenti di edilizia agevolata o sovvenzionata.
E ancora, c'è il cantiere di un nuovo immobile da realizzare in via Cadore, una traversa di via Tre Venezie, con i fondi di una legge regionale speciale del 1997 per l'edilizia pubblica.
Ben 37 appartamenti che dovevano essere consegnati a giugno scorso. Lo stabile, però, è abbandonato il cantiere chiuso e, invece della gente, dentro ci vivono l'ortica e gli animali.
Per mettere in fila tutte le notizie che gli esasperati segretari di Sunia, Sicet e Uniat, i sindacati degli inquilini di Cgil, Cisl e Uil, sparano a raffica, ci vorrebbero due pagine di giornale.
Ad averli convinti a rompere gli argini della protesta è stato l'atteggiamento tenuto dalla direzione dell'Ater, nel corso di una delle ultime riunioni.
"Chiedevamo solo disponibilità e attenzione per le famiglie, maggiori manutenzioni, un piano di nuove costruzioni, abbiamo segnalato casi umani - dice Rossano Iannoni, del Sunia - invece abbiamo ricevuto solo totale chiusura."
Paolo Bececco del sindacato Sicet è categorico:
"Se si fosse comportato così un qualsiasi direttore di stabilimento, all'acciaieria o nel polo chimico, il giorno dopo si sarebbe ritrovato i picchetti e la fabbrica chiusa a doppia mandata.
Invece, c'è l'arroganza di prevaricare i cittadini, nonostante si amministrino i soldi pubblici."
Siro Desantis dell'Uniat promette battaglia:
"Ci costringono alla denuncia e alle iniziative eclatanti: ebbene le avranno.
Faremo il giro dei quartieri, raccoglieremo le proteste e daremo vita a iniziative pubbliche."
La guerra degli inquilini è cominciata. E purtroppo è una guerra dei poveri: mentre aumentano gli affitti (del 110 per cento in dieci anni), diminuiscono i contributi e le tutele economiche.

Federico Zacaglioni
Corriere dell'Umbria Venerdì 19 Dicembre 2008

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