Per la politica, naturalmente. “Ah, se l’avessimo fatto noi questo concilio…”, è il rigurgito di orgoglio e rimpianto di assessori, consiglieri, militanti che si riuniscono in piccoli capannelli e che scoprono come la politica rischi di trasformarsi in un “potere debole”.
L’altra sensazione che aleggia è che fossero in pochi ad aspettarsi relazioni così spiazzanti, così poco indulgenti, così vincolanti da parte del vescovo Paglia e del sociologo Diotallevi.
E così, nei loro interventi, i vertici istituzionali danno l'impressione di giocare in difesa. Di sentirsi attaccati e di doversi giustificare. L'intervento più atteso è quello del sindaco Raffaelli.
E lui, con una carica emotiva che traspare dalla postura e dalla voce, contribuisce a caricarlo di pathos. Alla centralità dell'industria e dell'Ast, evocata da Diotallevi, oppone la necessità di diversificare i modelli di sviluppo.
E bolla come ingenerosa la mancata citazione del Centro di ricerche sulle cellule staminali. “Di Terni cerniera con Roma ne parliamo dal 2003, Il polo universitario in due trienni non può colmare un gap di 600 anni con Perugia”.
Il presidente della Provincia Cavicchioli, alle critiche sui limiti dell'azione amministrativa oppone la fierezza di essere il primo ad aver rilanciato il tema del riequilibrio territoriale. Sostiene con tenacia e convinzione il modello di governo degli enti locali, il metodo di gestione e soluzione dei problemi territoriali.
Maria Rita Lorenzetti ci mette la solita grinta. Invita la città a non piangersi addosso: “Ma dov'è la leadership perugina da contrastare? - si chiede - Terni è la prima città dell'Umbria che ha guardato al mondo, che ci ha insegnato ad aprirci all'esterno.
Cerchiamo di avere più orgoglio. Le risorse sono ripartite in modo equo tra i territori”. Difende il lavoro svolto sul Distretto tecnologico e sull'innovazione, la presidente. Chiede di alzare l'asticella nel dibattito tra università e sanità sul futuro dell'Azienda ospedaliera, ma chiarisce che la spesa pro-capite ternana nel bilancio regionale di settore è la più alta. C’è condivisione, ampia, per la proposta di pensare allo sviluppo in termini di area vasta.
Un tema caro a Stefano Bigaroni, sindaco di Narni. Che ha la voce più flebile di quella della governatrice e meno tonante di quella di Raffaelli. Ma che entra nel gioco con una serie di proposte concrete, evidenziando come sull'integrazione ternano-narnese lui ci abbia costruito il programma politico delle ultime amministrative.
Parla di mobilità sostenibile, di riduzione delle emissioni, di reti di trasporto per le persone e i prodotti, di nuove aree industriali. E si prende il lusso dell'autocritica: "Il Patto di territorio, che pure ha portato importanti vantaggi a Narni - afferma - va ripensato, perché nacque sulle emergenze e non su un reale progetto condiviso. Oggi ci sono le condizioni per una nuova visione strategica”
di Federico Zacaglioni sul Corriere dell'Umbria
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