Il fatto che Perugia2019 sia
entrata nella fase finale della corsa per l' importante attribuzione del titolo
di città europea della cultura è sicuramente una grande notizia per le
opportunità che ne derivano non solo in
termini di attenzione europea ma sopratutto in termini di risorse finanziare
che direttamente ed indirettamente ne deriverebbero.
Il riconoscimento viene
attribuito da illustre e competente commissione europea che sembra tener conto
non tanto del blasone della città proponente ma della sua capacità propositiva
e della originalità di quanto proposto.
L'Amministrazione Perugina
creando quella rete necessaria che sicuramente insieme all'originalità ha fatto
fino adesso la differenza (e potrebbe farlo anche nella fase finale), ha
dimostrato non solo grande lungimiranza ma determinazione, tenacia e capacità
politica; a differenza del nostro territorio che, nonostante pubblicamente si
sia proposto ben prima, non è riuscito a far convergere ne attenzione ne tanto meno sostegno politico
all'idea della propria candidatura,
ritenuta superficialmente dai più provocatoria se non addirittura da deridere.
L'originalità e la forza del
progetto proposto dalla città capoluogo, a differenza anche delle altre
finaliste candidate, è nell'aver associato strategicamente al nome di Perugia
non solo l'importantissima e conosciutissima città serafica ma più in generale
l'intero territorio umbro; l'aver quindi puntato sull'unità culturale
dell'Umbria comprendendo che la grande utilità complessiva del riconoscimento per
l'intera regione potrebbe rappresentare la carta vincente.
La candidatura di Perugia è da
intendersi dunque come la candidatura di tutto il territorio umbro.
Stando così le cose, la debolezza
e la visione limitata della politica Ternana rischia di far rimanere ai margini
dell'evento la nostra città.
Questa volta a parer mio la colpa
non è della solita Perugia piglia tutto, che troppe volte anche il sottoscritto
ha prontamente denunciato, ma della fin troppo remissiva e obbediente politica
ternana; incapace, debole e poco autorevole al cospetto del prepotente
capoluogo.
Imporsi per far rientrare in
qualche modo Terni e il suo territorio (magari ampliando la sottostante
dicitura così come è stato fatto per far rientrare Assisi) alla luce degli
enormi benefici che ne derivano (si pensi anche alla capacità attrattiva di
finanziamenti europei che tale nomina comporta... e allora vengono in mente gli
abbandonati capannoni di Papigno!) sarebbe dovuto essere impegno della politica
e dell'amministrazione locale, in primis dell'Assessorato Comunale alla
Cultura; incapace anche in questo caso di ritagliarsi un qualsiasi ruolo da
protagonista.
La paura è che Terni in tutto
questo rischi di rimanere poco più che spettatrice di un evento dalla ricaduta impressionante, solo per colpa della
nostra remissiva politica e di un campanilismo, di un vittimismo che se in
altri casi è assolutamente giustificato da eclatanti situazioni penalizzanti,
questa volta non ha proprio alcun senso; perché da quello che è dato capire, il
progetto trae la sua stessa forza proprio nell'apertura e il coinvolgimento
delle altre città della regione. Terni
non può che esserci per se e per
l'Umbria.
Non significa sottostare a
Perugia,significa solo capire fino in fondo la grande potenzialità di quanto
creato da altri e concretizzare vantaggiosamente il nostro coinvolgimento.
Anche la particolare scelta di
predisporre una apposita Fondazione va in questo senso; le altre città
concorrenti si sono limitate a costituire solo un apposito ufficio.
Perché la città di Terni non è
tra i membri della fondazione appositamente creata per la candidatura?
E' sconvolgente non trovare la
città di San Valentino tra i membri della fondazione, dove ci sono accanto a
moltissime municipalità umbre, dal Comune di Gubbio a quello di Norcia,
addirittura piccoli comuni del ternano
come Acquasparta o Stroncone.
Fondazione in cui si entrava con
un contributo economico proporzionale alla popolazione (circa € 0.20 ad abitante) per Terni si
trattava dunque di circa € 20mila (pari all'importo di un qualsiasi contributo
ad una associazione locale!)
Decidere di non esserci, non
sedere a quell'importante tavolo rappresenta un suicidio a danno del
territorio, facilmente comprensibile a chiunque; entrare con le dovute garanzie
porterebbe in caso di vittoria a gestire
in parte l'importante riconoscimento, le risorse conseguenti e i decentrati
eventi culturali possibilmente anche a vantaggio del nostro territorio.
Michele Rossi – Terni Città
Futura
Nessun commento:
Posta un commento