Una realtà di cui si è fatto lente di ingrandimento "Cinema &/è lavoro", conclusosi sabato al Cinema Fedora con ottimo successo di pubblico e coinvolgimento dei giovani, grazie a un programma a cui
"abbiamo lavorato a lungo e con passione"ha dichiarato il direttore artistico, Steve Della Casa.
Alla sua sesta edizione, il festival è stato una denuncia e una protesta, e anche una speranza che lavorare sia vivere, un mattone messo in tal senso sensibilizzando con il cinema, lavoro anch'esso e medium della modernità per eccellenza, e attraverso le riflessioni e gli incontri, gli interventi di attori, registi e produttori.
Se la giornata di apertura è stata toccante per la comunità ternana, con la proiezione de "La fabbrica dei tedeschi", il documentario di Mimmo Calopresti sugli sconvolgenti fatti della Thyssenkrupp a Torino, in chiusura è stata la grazia di una grande e versatile interprete come Margherita Buy a dare il tocco magico della naturalezza alla serata.
Giunta all'hotel Michelangelo, l'attrice ha tracciato in modo rapido una critica severa al mondo del lavoro, anche nel cinema:
"Lavorare oggi non sembra più un diritto, ma una sorta di conscessione.É comunque ottimista:
E ciò ha la violenza del ricatto. Il mondo dei precari investe anche il cinema, gli attori non hanno neanche un sindacato."
"Nei momenti di grande crisi il cinema viene meglio, perché c'è un disagio reale da raccontare.E sul precariato la Buy ha interpretato la parte di Elsa nel film di Silvio Soldini "Giorni e nuvole".
Il cinema analizza la realtà da un altro angolo visuale rispetto alla nuda cruda cronaca televisiva che dà spesso solo l'illusione di sapere."
Premiata "per il mestiere dell'attore", si è raccontata mentre sullo schermo scorrevano momenti del suo "mestiere", la ragazza de "La stazione" di Sergio Rubini, l'Antonia de "Le fate ignoranti", il film cult di Ferzan Ozpetek o la deliziosamente nevrotica Camilla di
"Maledetto il giorno che ti ho incontrato"di Carlo Verdone.
La Buy ha svelato al pubblico momenti del backstage durante i ciak con Rubini, Verdone e Moretti; ha fatto capire come il racconto di una storia sappia dare senso al film; ha confessato la fatica di fare teatro per chi soffre di depressione e lo riesce comunque a comunicare agli altri, superandola.
Per la Buy sono stati pensieri e parole in libertà che al pubblico sono piaciuti. Del resto la forza di un grande interprete è proprio passare dalla tragedia alla commedia con estrema naturalezza.
Orietta Bonifazi
dal Corriere dell'Umbria Lunedì 20 Ottobre 2008
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